I rischi delle cassette di sicurezza

Non mi fido!

Prendo tutti i miei soldi e li metto dentro una cassetta di sicurezza!

La paura fa brutti scherzi e di questi tempi è facile averne…

Lo scenario in cui viviamo è caratterizzato da :

  1. Un rallentamento dell’Economia Globale;
  2. Un sistema finanziario annebbiato dagli interventi delle Banche Centrali;
  3. Tassi d’Interesse a zero o negativi;
  4. Preoccupazioni geopolitiche;
  5. Liquidità che non rende nulla;
  6. Obbligazioni con rendimenti bassissimi;
  7. Azioni interessanti ma senza certezza dei risultati, soprattutto nel breve termine;
  8. Valute e Materie prime troppo volatili.

Quindi, cosa faccio? Come investo i miei soldi?

Potrei valutare di mettere tutto dentro una cassetta di sicurezza e aspettare tempi migliori, in modo da stare tranquillo.

Ma è proprio così?

Vediamo come funziona una cassetta di sicurezza.

Decido di stipulare un contratto con la mia banca e pago un canone annuo, che va dai 100,00€ ai 500,00€, in base alla grandezza della cassetta di sicurezza. Ricevo una chiave numerata per aprirla.

Per accedere alla mia cassetta devo registrare l’accesso in un apposito registro e vengo identificata da un funzionario della banca, che ha anche il compito di constatare la corrispondenza della mia firma con quella autorizzata.

Il funzionario mi accompagna nel caveau. Di norma le serrature delle cassette di sicurezza hanno una doppia chiave, quella assegnata al cliente ed una universale in possesso della banca, entrambe necessarie per aprire la cassetta di sicurezza.

Il funzionario non è presente nel momento in cui io apro la mia cassetta e non sono neanche obbligata a dichiarare cosa c’è dentro. Quindi, la mia privacy è tutelata.

Però…

C’è un primo “però”!

E se in banca ci fosse una rapina e i ladri rubassero tutto quello che io ho messo dentro la cassetta di sicurezza?

Posso stare parzialmente tranquilla: copre l’assicurazione della Banca, ma fino al valore massimo che ho dichiarato e, comunque, non oltre il massimale presente nelle condizioni generali di contratto di assicurazione, di solito 100.000,00€.

Quindi, in caso di furto, rischio di perdere anche una fetta importante di quanto custodito all’interno della mia cassetta?

Esiste il rischio!

Va bene, decido di rischiare il furto, perché lo ritengo poco probabile, ma, almeno, sono al riparo da occhi indiscreti, soprattutto al riparo dal Fisco!

Ne siamo certi? Per niente!

Grazie all’Anagrafe dei conti correnti, l’Agenzia delle Entrate è in grado di conoscere ogni tipo di rapporto in essere tra l’istituto di credito ed il contribuente: dai conti correnti ai depositi di titoli, dai libretti alle cassette.

L’anagrafe, certamente, non rivela il contenuto della cassetta stessa, ma già solo l’esistenza di un contratto potrebbe apparire sospetta, specie su soggetti che, per il tipo di attività, sono considerati dal Fisco dei potenziali evasori.

Se, poi, ci fossero fondati sospetti di evasione, il Fisco può fare un accesso in banca e chiedere l’apertura della cassetta di sicurezza, sia che si trovi in Italia che all’estero.

Nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza dovessero trovare contanti nella cassetta di sicurezza sono legittimate a chiedere al titolare la fonte di provenienza di tali soldi: come se li è procurati, da chi e quando.

Spetta al titolare della cassetta fornire una dimostrazione che non sia, ovviamente, verbale ma documentale, fornendo la prova scritta del tipo di atto o contratto che ha consentito l’accumulo del contenuto della cassetta di sicurezza.

In caso contrario, può scattare l’accertamento fiscale e, quindi, la tassazione. E, nel caso di importi molto elevati, la confisca.

Esiste una soluzione?

Esiste sempre una soluzione! Sicuramente le decisioni estreme non aiutano affatto e, del resto, tutti noi sappiamo che non esistono soldi facili e rendimenti elevati senza rischio.

Esistono risorse, obiettivi e strumenti, che monitorati con efficacia sono in grado di portare a dei risultati soddisfacenti.

E’ importante fermarsi, riflettere attentamente sulle risorse finanziarie in nostro possesso, sul nostro futuro risparmio, sugli obiettivi familiari a cui vogliamo dare la priorità e, se la nostra professione è diversa da quella di consulente finanziario, farci aiutare da un professionista a scegliere gli strumenti d’investimento più efficienti.

Comments are closed.