Sorpresa positiva per l’Italia: Moody’s mantiene invariato il rating
Lunedì scorso, si è tenuta un’importante riunione della Società di rating Moody’s, che si è espressa sul rating dello Stato Italiano.
La riunione è andata molto bene per l’Italia, in quanto Moody’s ha mantenuto invariato il rating precedente “Baa3”.
Ma quali sono i rating esistenti e perché sono così importanti quelli assegnati agli Stati?
Le principali Società di rating sono tre: S&P, Moody’s e Fitch.
Ciascuna di loro esprime il giudizio sulla solvibilità di Stati ed Aziende con delle sigle alfa/numeriche, ad ognuna delle quali corrisponde un livello di probabilità di default.
S&P, ad esempio, parte dal livello più elevato, corrispondente al minimo rischio, espresso in “AAA”, rating assegnato, ad esempio, alla Germania. Tutti i rating con A sono considerati sicuri, o meglio “Investment Grade”. Poi, si passa ad “Investment Grade Inferiore”, che va dalla “BBB+” alla “BBB-“, che sta ad indicare un rischio accettabile. Fino a scendere ai livelli più bassi con un notevole aumento del rischio.
Avere un rating di solvibilità è molto importante sia per chi emette obbligazioni sia per chi investe in quelle obbligazioni.
Per chi le emette è importante perché riesce a finanziarsi sul mercato con maggiore facilità e pagando tassi d’interesse accettabili.
Prendiamo, ad esempio, lo Stato italiano, che ha mantenuto il rating S&P “BBB”.
Un eventuale declassamento avrebbe comportato il fatto di essere considerato meno capace di far fronte ai propri impegni finanziari, intesi sia come capacità di rimborsare il capitale a scadenza sia capacità di pagare le cedole periodiche. Di conseguenza, le emissioni statali, come i BTP, avrebbero potuto destare meno interesse tra gli investitori, sia Italiani che stranieri, con l’effetto di far entrare meno soldi nelle casse dello Stato.
Da non trascurare, poi, un altro aspetto, vale a dire che un rating inferiore comporterebbe per uno Stato dover offrire una remunerazione più elevata, in termini di maggiori tassi d’interesse, che, a loro volta, andrebbero ad appesantire il bilancio statale, già caratterizzato da un elevatissimo indebitamento.
Dal lato del risparmiatore, che decide di investire in obbligazioni, il rating è il primissimo elemento da considerare, ancor prima del tasso d’interesse e della durata, in quanto esso rappresenta la principale componente di rischio legata all’investimento, che si sta valutando.
Quando il tasso d’interesse di un’obbligazione è molto più elevato di quello di mercato, normalmente, anche il rischio è molto più elevato a causa della bassa solvibilità dell’emittente.
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