I Pronti Contro Termine (PCT): che cosa sono e perché convengono
I Pronti Contro Termine (PCT), dopo un’assenza di oltre un decennio, tornano sui mercati più attuali che mai!
Durante la pausa estiva 2022, studiando con mia figlia Dalila per il suo esame di Consulente Finanziario, incappammo nel Capitolo dei Pronti Contro Termine (PCT).
Dopo aver letto la definizione:
“I pronti contro termine (PCT o p/t) sono contratti nei quali un venditore (generalmente una banca) cede, in cambio di denaro, un certo numero di titoli ad un acquirente (con consegna immediata, quindi “a pronti”) e si impegna, nello stesso momento, a riacquistarli dallo stesso acquirente ad un prezzo (in genere più alto) e ad una data predeterminata (la consegna è nel futuro quindi il contratto è “a termine”)”,
mi affrettai a tranquillizzarla, dicendole che avremmo individuato solamente le caratteristiche di base e sorvolato sul resto, dato che i PCT erano oramai scomparsi dal mercato da anni.
Nulla faceva presagire, infatti, che di lì a poco tutto potesse cambiare e che in Europa i tassi d’interesse potessero passare dallo 0% al 3,5% nell’arco di pochi mesi!
Vediamo allora in che cosa consiste questo strumento d’investimento, nato in Italia nel 1979 e tornato di nuovo in auge.
Innanzitutto, è una forma d’investimento a breve termine, in quanto la durata del contratto è, di solito, pari a tre o sei mesi. Raramente arriva fino a dodici mesi.
Per questo i PCT sono interessanti agli occhi del risparmiatore, che non può investire per periodi medio/lunghi, in quanto necessita di utilizzare a breve la liquidità in conto.
La durata è breve, ma va rispettata, infatti, di norma, non è possibile disinvestire prima della scadenza.
Il tasso d’interesse è fisso e predeterminato al momento della sottoscrizione. Esso viene sempre espresso in percentuale annua e al lordo della ritenuta.
In questo momento i tassi dei PCT vanno da un minimo del 3% ad un massimo del 4%.
Il titolo sottostante il contratto dei PCT è, di solito, un titolo governativo.
In questo modo, la ritenuta applicata sugli interessi è pari al 12,50%, anziché del 26%.
Anche per i PCT vale la regola dell’imposta di bollo annuale dello 0,20%.
Sia la ritenuta del 12,5% sugli interessi, sia l’imposta di bollo dello 0,20% annuale sul controvalore vengono applicate dalla banca e versate allo Stato.
I proventi dei PCT sono tassati come Redditi di Capitale e, quindi, non sono compensabili con eventuali vecchie minusvalenze, ancora utilizzabili.
Se sei interessato a conoscere le regole della normativa fiscale italiana, scrivilo nei commenti ed il mio prossimo articolo sarà interamente su questo argomento.
Il mio metodo si chiama Finessere®️ e mette la Finanza al servizio del Benessere.