Tutto sui Private Markets

La scorsa settimana ho avuto l’opportunità di partecipare ad un importante evento formativo a Milano, riguardante gli Investimenti Illiquidi.

Tra i vari argomenti, il relatore d’eccellenza, Domenicantonio De Giorgio, Professore di Economia degli Intermediari Finanziari dell’Università Cattolica di Milano, ha parlato di Private Markets.

Ritenendo che la cultura finanziaria sia lo strumento più potente per tutelare i nostri risparmi, condivido con piacere con voi i concetti salienti che hanno arricchito il mio bagaglio finanziario.

Private Markets sta per “mercati privati”. Essi sono un sottoinsieme dell’universo degli investimenti, che si differenzia dai tradizionali “mercati finanziari pubblici”, come ad esempio la Borsa Valori, dove chiunque può comprare e vendere asset quotati.

L’accesso a tali mercati privati è riservato generalmente a investitori professionali e investitori istituzionali, in quanto per l’adesione sono necessari grandi patrimoni.

Gli elementi distintivi per la buona riuscita di questo investimento sono le elevate competenza e professionalità del Gestore, il quale riceve una delega molto ampia da parte del Cliente, in relazione alle decisioni d’investimento, alle comunicazioni delle quotazioni, alla liquidabilità e durata della gestione, che non è mai inferiore a 5/7 anni.

Gli investimenti, che il Gestore decide di fare, rappresentano un canale alternativo per finanziare le piccole e medie imprese, in quanto i patrimoni degli investitori vengono utilizzati a tale scopo.

Questo tema, dunque, si inserisce in quello più ampio e attuale di far fluire più capitali verso l’”economia reale”.

Vediamo di sintetizzare le principali categorie dei Private Markets.

Tra le strategie più comuni, citiamo il Private Equity, il Private Debt e il Venture Capital.

Il Private Equity prevede investimenti diretti in azioni non quotate sia di società mature che di società giovani (startup). In ragione della minore liquidabilità di tali partecipazioni e del maggior rischio assunto, gli investitori nel Private Equity ambiscono ad ottenere rendimenti superiori a quelli azionari tradizionali. La gestione, infatti, consiste nell’acquistare partecipazioni in aziende private o aziende quotate, che vengono poi privatizzate. L’obiettivo è quello di realizzare una plusvalenza attraverso l’aumento di valore delle partecipazioni e la successiva vendita delle stesse.

Con il termine Private Debt, come si può comprendere dal nome, si intende descrivere operazioni di finanziamento da parte di soggetti di natura non bancaria a favore di soggetti privati. Gli elementi fondamentali sono, quindi, rappresentati dal venir meno del ruolo delle banche e dalla natura diretta del rapporto tra creditore (fondi d’investimento o investitori istituzionali) e debitore (le imprese).

Le emissioni in questione, principalmente illiquide e nella grande maggioranza dei casi non quotate, hanno la finalità di soddisfare le necessità dell’azienda durante specifiche occasioni di crescita del business o in ottica più strategica durante le diverse fasi della vita di un’azienda. Possiamo individuare quattro principali tipologie di finanziamenti.

Direct Lending: finanziamenti diretti a piccole medie imprese.

Mezzanino: finanziamenti subordinati al debito senior di un’impresa ma con precedenza rispetto al capitale di rischio.

Distressed Debt: finanziamenti ad aziende in condizioni di stress finanziario.

Special Situations: finanziamenti legati ad un determinato evento catalizzatore (es. fusioni, acquisizioni, spin-off o altri eventi specifici).

Vediamo, infine, il Venture Capital (VC).

Si tratta del Private Equity, orientato al finanziamento di nuove società start-up tramite l’infusione di capitale, congiunta all’apporto di competenze manageriali, organizzative ed operative per il business dell’azienda target.

I fondi di venture capital investono generalmente nei primi stadi di vita di aziende relativamente di nuova costituzione (“start-up”), le quali non hanno ancora un’operatività consolidata, ma hanno un alto potenziale di crescita, che tipicamente risulta da una nuova tecnologia.

Benefici e rischi dei Private Markets:

I Private Markets offrono alcune opportunità di investimento uniche, ma è fondamentale considerare anche i costi e i rischi connessi. Ecco alcuni degli aspetti da tenere in considerazione.

Benefici:

– Rendimento potenzialmente superiore rispetto ai mercati finanziari pubblici;

– Accesso a investimenti che potrebbero non essere facilmente accessibili al pubblico generale;

– Possibilità di diversificare il portafoglio attraverso asset alternativi.

Rischi:

– Liquidità limitata. Gli investimenti nei Private Markets spesso richiedono impegni finanziari a lungo termine e possono essere difficili da vendere o riscattare;

– Minore regolamentazione. Rispetto ai mercati finanziari tradizionali, i Private Markets sono soggetti a normative meno rigide, comportando un livello di rischio potenzialmente maggiore.

– Costi. I costi sono elevati, non solamente per la commissione di gestione, ma soprattutto per la commissione di performance, che si aggiunge alla precedente al verificarsi del superamento di certe performance periodiche.

 

Il mio metodo si chiama Finessere e mette la Finanza al servizio del benessere.

 

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