Voglio Capire…

Caro lettore,

anche il 2016 è iniziato carico di novità…

Viviamo in un’epoca impegnativa, dove la cattiva gestione in molti ambiti ha portato ad una situazione

di non ritorno e le cose devono cambiare. Abbiamo già assistito a dei cambiamenti radicali e significativi,

che spesso ci hanno destabilizzato e sfiduciato. In passato eravamo abituati all’atteggiamento

assistenzialista dello Stato e ci siamo resi conto, invece, che lo Stato non ci assiste più e che ci dobbiamo

arrangiare da soli. Alcuni miti sono stati sfatati: la pensione pubblica è un miraggio sempre più lontano;

gli immobili, da sempre bene rifugio ed investimento preferito dagli italiani, sono diventati fonte di tasse

e costi infiniti; le banche, che non potevano fallire, ora falliscono ed a rimetterci per primi sono gli stessi

clienti!!!

Per la professione, che svolgo, mi trovo a parlare continuamente con i miei clienti di questi argomenti e

mi sono resa conto di quanto bisogno ci sia di capire quello che sta succedendo intorno a noi.

Veniamo all’argomento di oggi: la nuova Direttiva Europea Bail-In e i rischi presenti nel mondo bancario.

Una premessa è necessaria:

Nel settore bancario operano diverse tipologie di banche. Possiamo fare una prima distinzione. Ci sono

banche, che svolgono l’attività tradizionale di raccogliere capitali da chi vuole investire e di erogare

mutui e finanziamenti a chi ha necessità di ricevere prestiti, guadagnando nella differenza tra i tassi

d’interesse applicati. Queste banche hanno di solito molti sportelli e molti dipendenti. Ci sono, poi, le

banche, che raccolgono i capitali dai clienti, che vogliono investire il proprio patrimonio e si occupano

prevalentemente della gestione di questi capitali. Per queste banche la fonte di guadagno è

rappresentata dalla remunerazione ricevuta per l’attività di gestione. Esse hanno pochi sportelli, ma

piattaforme informatiche molto sviluppate e sicure per l’operatività on line e hanno pochissimi

dipendenti, in quanto si avvalgono prevalentemente del lavoro di liberi professionisti.

Questa prima distinzione ci fa capire che, normalmente, la prima tipologia di banche, per la struttura e il

tipo di attività svolta, può essere maggiormente soggetta ad eventuali problemi e rischi di fallimento.

Vediamo ora che cos’è la Direttiva europea Bail-In?

Si tratta di un insieme di nuove regole, comuni a tutti i Paesi dell’Unione Europea, che hanno l’obiettivo

di limitare la probabilità che si verifichino crisi bancarie e, nel caso si manifestino, di attenuarne gli

effetti.

Perché sono state introdotte?

Le istituzioni europee ritengono che le banche debbano essere equiparate alle aziende, che operano

negli altri settori. Se un’azienda non viene gestita bene e fallisce, lo Stato italiano non interviene a

salvarla. Anche le banche devono essere gestite correttamente. A tal fine devono assumere il personale

sulla base delle competenze e qualifiche e non per motivi politici e raccomandazioni; i prestiti devono

essere concessi alle persone e aziende meritevoli ed in grado di rimborsare quanto ricevuto. È

necessario adottate la regola, semplice ma sempre valida, del buon senso. Si parte, quindi, da un nuovo

presupposto e cioè che il costo della crisi bancaria debba essere sostenuto principalmente all’interno

della banca stessa, come accade per le altre imprese.

Cosa prevedono le nuove regole?

Innanzi tutto le nuove regole prevedono il rafforzamento delle misure preventive, a cui ogni banca

dovrà attenersi. Tra queste, la predisposizione di un piano di risanamento, che prevede cosa deve fare la

banca in caso di eventi avversi. Le autorità, inoltre, potranno intervenire, in via precoce, per sollecitare

l’attuazione dei piani di risanamento, sostituire gli organi amministrativi e di controllo, avviare

l’amministrazione straordinaria.

E se la prevenzione non fosse sufficiente?

In caso di crisi bancaria, le autorità di risoluzione preposte al controllo e alla gestione delle crisi, ossia la

BCE e la Banca d’Italia, avranno a disposizione un insieme di misure, calibrate in funzione della gravità

della situazione, che prevedono, quale ultima istanza, l’avvio della cosiddetta procedura di “risoluzione”.

In cosa consiste la procedura di risoluzione?

E’ un pacchetto di misure che potrà essere richiesto alla banca in crisi dalle autorità di risoluzione per

risanare il più rapidamente possibile la situazione. Tra i vari strumenti di risoluzione c’è il cosiddetto bailin o salvataggio interno.

Come funziona il bail-in (salvataggio interno)?

Con il bail-in le perdite di bilancio della banca in crisi vengono compensate mediante la conversione,

svalutazione o l’azzeramento di alcuni strumenti finanziari posseduti dagli investitori della banca. In

parole semplici la perdita della banca viene trasferita sui clienti, che possono subire l’annullamento dei

propri soldi.

A quali strumenti bancari si applica il bail-in?

Il principio base del bail-in è che chi detiene strumenti finanziari più rischiosi contribuisca in misura

maggiore all’eventuale risanamento: gli azionisti sono, dunque, i primi a dover intervenire. A seguire, e

solo se il contributo degli azionisti fosse insufficiente, verrà chiamato a contribuire chi detiene altre

categorie di strumenti, secondo un prefissato schema di priorità di intervento che prevede, in

successione:

 azioni e altri strumenti finanziari assimilati al capitale, come le azioni di risparmio e le

obbligazioni convertibili, emesse dalla banca in crisi;

 obbligazioni bancarie subordinate, emesse dalla banca in crisi;

 obbligazioni bancarie ordinarie e senior, emesse dalla banca in crisi;

 depositi superiori a 100 mila euro di persone fisiche e piccole medie imprese (con meno di 250

dipendenti, ecc…), solo per la parte eccedente i 100 mila euro.

Cosa succede ai conti e depositi fino a 100 mila euro?

Fino a 100 mila euro per depositante, i conti correnti, conti deposito (anche vincolati), libretti di

risparmio, assegni circolari e certificati di deposito nominativi sono tutelati dal fondo di garanzia, a cui

aderiscono tutte le banche operanti in Italia. Oltre la soglia dei 100 mila euro, i depositi non vengono

coinvolti automaticamente nel bail-in, ma possono esserlo, se il contributo richiesto agli strumenti più

rischiosi (azioni, obbligazioni subordinate, altre obbligazioni senza garanzia…) non fosse sufficiente a

risanare la banca.

Cosa succede ai conti cointestati?

Nel caso di un conto cointestato a due persone l’importo massimo garantito è 200 mila euro, mentre,

nel caso di due conti intestati alla stessa persona presso la stessa banca, l’importo garantito è,

comunque, 100 mila euro. La garanzia del fondo, infatti, non riguarda il conto, ma è stabilita per ogni

singolo depositante e per banca.

Va precisato che il buon senso ci consiglia di fare attenzione alla dichiarata garanzia dei 100 mila euro,

perché, se molte banche fallissero contemporaneamente, il fondo di garanzia non avrebbe i soldi

necessari per rimborsare tutti i depositanti.

Quali strumenti finanziari sono esclusi dal bail-in?

Sono esclusi dal bail-in:

 le obbligazioni bancarie garantite, emesse dalla banca in crisi (ad esempio i covered bond);

 i titoli depositati in un conto titoli (se non sono stati emessi dalla banca in crisi);

 gli strumenti finanziari, rappresentati da gestioni, fondi, sicav, fondi pensione (che qualificano il

cliente non come creditore della banca, ma come titolare del proprio capitale, dato in gestione

alla banca);

 le disponibilità dei clienti custodite presso la banca, come il contenuto delle cassette di

sicurezza.

Il bail-in si può applicare a strumenti sottoscritti prima del 1 gennaio 2016?

Sì, in caso di crisi di una banca, il bail-in si può applicare anche agli strumenti finanziari già in possesso

dei clienti prima di questa data.

A questo punto vediamo di riassumere che cosa è successo il 22 novembre 2015, quando la Banca

d’Italia ha deciso di risolvere lo stato di crisi di 4 banche italiane: Banca Marche, Banca Etruria, Cassa

di Risparmio di Ferrara e Carichieti.

Quattro piccole banche locali, tutte in attesa di essere salvate, dopo anni di commissariamenti e

annunciati cavalieri bianchi, sempre dissoltisi nel nulla. Queste quattro realtà hanno molti tratti in

comune: dall’intervento dei commissari, alle inchieste giudiziarie, ma soprattutto hanno in comune le

cause delle loro disavventure. Il filo conduttore è per tutte una gestione eccessivamente “disinvolta” del

credito: prestiti concessi a chi non era in grado di restituirli. La «sana e prudente gestione del credito»,

come recita il dovere di ogni banchiere, non è stata applicata.

Il 22 novembre 2015 la Banca d’Italia ha deciso di risolvere tali crisi nel seguente modo:

ha diviso ognuna di queste quattro banche in due parti: la “banca buona” e la “banca cattiva”. Le banche

cattive sono state private di tutte le autorizzazioni ad operare e ad esse sono stati attribuiti tutti i debiti,

pari a circa 3,6 miliardi di euro. Tali debiti sono stati compensati per la parte prevalente mediante

contributi di tutte le altre banche italiane, che hanno creato a tal fine un “Fondo di Risoluzione”

(anticipato, mediante un prestito remunerativo, da tre grandi banche italiane). La parte rimanente dei

debiti è stata compensata mediante l’annullamento delle azioni ed, infine, mediante l’annullamento

delle obbligazioni subordinate, emesse da questi quattro istituti. Tali obbligazioni subordinate, pari ad

un importo di circa 800 milioni di euro, sono quasi tutte in capo a due di questi quattro istituti: Banca

Etruria e Banca Marche.

La Banca d’Italia ha dichiarato di aver anticipato tale decisione a novembre 2015 per evitare

l’applicazione della Direttiva Bail-In, ritenendo che la direttiva in questione avrebbe reso impossibile

l’intervento delle altre banche e avrebbe comportato il fallimento dei quattro istituti di credito in crisi,

con conseguenze di gran lunga peggiori sia in termini di perdite in capo ai risparmiatori sia in termini di

disoccupazione. Per le “banche buone” l’obiettivo è di venderle prima possibile e di utilizzare i ricavi così

ottenuti per rimborsare il Fondo di Risoluzione, vale a dire le altre banche italiane, che hanno prestato i

soldi.

Da alcune settimane non si fa altro che parlare delle Banche di Credito Cooperativo. Ma perché?

Se ne parla in quanto è necessaria una profonda riforma del settore. Infatti, almeno 100 istituti di

credito cooperativo su 363 hanno fragilità di bilancio. Senza un intervento in tempi brevi, 15-17 istituti

sono a rischio fallimento nei prossimi diciotto mesi. Le soluzioni non sono molte. L’unica strada

praticabile sembra essere quella di stabilizzare i bilanci delle banche mal gestite, addossandone i rischi a

quelle più solide: spingendo le BCC sane, in un vincolo di mutuo soccorso, si potrebbero salvare le altre,

quelle malate. Altre soluzioni sembrano improbabili, in quanto con un sistema chiuso, basato sul

principio “una testa-un voto” ed una redditività media appena all’1%, oggi le banche di credito

cooperativo non sono in grado di trovare risorse fresche sul mercato. Resta il dubbio, se mettere in

comune bilanci bancari sani con quelli malati risolverà i problemi e rimuoverà i corrotti e gli

incompetenti, oppure contagerà le banche in salute e le renderà più fragili. Il governo sembra essere

orientato a creare una capogruppo-ombrello sotto cui si trovino tutte le BCC, sulla base di una rete di

garanzie incrociate fra di esse, in modo da mettere in sicurezza le frange più esposte. Le BCC più grandi e

sane, che non vorranno garantire per le altre, potranno tenersi fuori e trasformarsi in banche popolari,

ma dovranno versare una quota importante delle loro riserve alla nuova holding, affinché quest’ultima

non nasca troppo debole. Sapremo entro breve quale sarà la decisione finale del governo in merito a

questa storia!

Come faccio a capire se la mia banca è sicura?

La banca è un’azienda e di conseguenza può essere considerata sana, solida e sicura se gestita bene. La

bontà della gestione si traduce nella presenza all’interno del Bilancio della banca di un UTILE, quanto

maggiore è questo utile tanto più sicura è la banca. Se la banca è in perdita non è gestita bene e non è

sicura. Ci sono, poi, degli indicatori patrimoniali, che aiutano a capire come è messa la banca dal punto

di vista della patrimonializzazione. Questi indicatori sono il CET1 ed il Total Capital Ratio. La BCE ha

fissato dei requisiti minimi per questi due coefficienti. Il CET1 deve essere superiore al 7% ed il Total

Capital Ratio deve essere superiore al 10,5%. Quanto più alti sono questi coefficienti tanto migliore è la

situazione della banca dal punto di vista del patrimonio rapportato ai prestiti, che essa ha concesso,

ponderati per il rischio che essi comportano.

Banca Generali è sicura?

L’Istituto di Credito, nell’ambito del quale io svolgo l’attività di Consulente Finanziario da oltre 19 anni,

ha conseguito nell’anno 2014 un utile di bilancio di 167,5 milioni di euro. Il Bilancio 2015, non ancora

disponibile, a settembre 2015 riportava il dato, non definitivo, di circa 199 milioni di euro di utile.

Di seguito altri indicatori importanti, raffrontati con il resto del settore bancario (dati comunicati il 18

gennaio 2016):

Vediamo di capirne il significato:

  1. CET1 = TIER1 (per Banca Generali tali coefficienti coincidono)

Il Common Equity Tier 1 (CET1) è dato dal rapporto tra il capitale a disposizione della banca e i

prestiti concessi ponderati per il rischio. Il CET1 di Banca Generali è pari al 13,4%. Il minimo richiesto

è pari al 7%, quindi il coefficiente di Banca Generali supera il requisito minimo del 92%.

  1. TOTAL CAPITAL RATIO

Il Total Capital Ratio è dato dal rapporto tra il patrimonio di base della banca (capitale versato,

riserve, utili non distribuiti) e i prestiti concessi ponderati per il rischio. Il Total Capital Ratio di Banca

Generali è pari al 15,1%. Il minimo richiesto è pari al 10,5%, quindi il coefficiente di Banca Generali

supera il requisito minimo del 43%.

  1. OBBLIGAZIONI RETAIL

Le obbligazioni non garantite sono uno degli strumenti finanziari aggredibili dal Bail-In, quindi sapere

quante di queste obbligazioni la banca abbia emesso è un dato significativo. Banca Generali non ha

mai emesso tali obbligazioni, mentre le obbligazioni emesse dalle altre banche in Italia ammontano a

386 miliardi di euro.

  1. BANCA GENERALI IN BORSA

Indipendentemente dai periodi speculativi, un’azienda gestita bene viene sempre premiata dal

mercato azionario. Le azioni di Banca Generali, da novembre 2006, quando è avvenuta la quotazione

in Borsa, hanno permesso agli azionisti di realizzare un rendimento del +421%, contro un

rendimento dell’Indice azionario della Borsa italiana del -25%.

  1. AUMENTI DI CAPITALE

Quando le aziende hanno bisogno di finanziarsi, ricorrono agli aumenti di Capitale Sociale. Banca

Generali non ha chiesto aumenti di Capitale, contro un totale di aumenti di Capitale richiesti dalle

altre banche italiane di 48 miliardi di euro.

  1. SOFFERENZE

Le sofferenze rappresentano il problema più grande delle banche in difficoltà, in quanto sono

costituite dai crediti, che la banca non riesce a riscuotere. Le sofferenze di Banca Generali sono pari

allo 0,1%, contro un totale delle sofferenze del sistema bancario italiano del 10,4%. Banca Generali,

infatti, concede solamente affidamenti garantiti dagli investimenti, che i clienti hanno presso

l’istituto di credito.

Concludo questo mio contributo con la speranza di aver chiarito alcuni importanti concetti e di aver

raggiunto il mio obiettivo: fare corretta informazione finanziaria. Aggiungo, inoltre, che, vista la

complessità, che l’analisi di Bilancio di una banca può avere, sono disponibile ad assistere nelle

proprie valutazioni chi di Voi non si senta tranquillo a mantenere i rapporti con la sua attuale banca.

Ricordo che, da molti anni, il Decreto Bersani ha stabilito la possibilità di trasferire in modo

completamente gratuito tutti i rapporti da una banca all’altra.

Un caro saluto a tutti Voi.

Fonti:

http://www.bancagenerali.it

http://www.ecb.europa.eu/ecb/html/index.it.html

https://www.bancaditalia.it/

http://www.bis.org/

http://www.wallstreetitalia.com/bcc-riforma-imminente-o-rischio-nuove-implosioni-bancarie/

http://www.financialounge.com/azienda/financialounge/news/fondi-comuni-e-sicav-sono-sempreesclusi-dal-bail-in/

http://www.corrierecomunicazioni.it/it-world/38776_crisi-banche-una-guida-online-sul-bail-in-eccocosa-cambia.htm

https://it.finance.yahoo.com/notizie/altre-9-banche-rischio-in-070000586.html

https://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/avvisi-pub/elenco/

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-12-20/fai-test-tua-banca-patrimonio-basesopra-10percento-192346.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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