La storia del mostro chiamato “inflazione”

Anche quest’anno, l’anno del vaccino e delle riaperture, i rendimenti delle principali forme d’investimento hanno risentito di temporanei, ma fastidiosi, momenti di volatilità, a causa della ripresa dell’inflazione.

Che cos’è l’inflazione?

Si tratta dell’aumento generalizzato e prolungato dei prezzi, che provoca una diminuzione del potere d’acquisto della moneta e, quindi, del valore reale della stessa.

E’ come se, in situazioni come queste, un mostro, invisibile ed affamato, prenda forza e diventi capace di divorare i nostri soldi.

Il risultato è che, a causa dell’aumentare dei prezzi dei beni, con il denaro riusciamo a comprare sempre meno.

Che cosa possiamo fare in una tale situazione?

La buona notizia è che possiamo tentare di difenderci, lasciando nel conto corrente solo il denaro necessario per le spese ed impiegando il resto in forme di riserva e d’investimento remunerative. In questo modo il premio dell’investimento può proteggere il nostro denaro dal mostro.

Ma se il mostro arriva quando abbiamo già investito? Che cosa può accadere ai nostri investimenti?

Per rispondere è necessario fare una distinzione tra le due principali asset class, vale a dire le azioni e le obbligazioni.

Se abbiamo investito in azioni, possiamo aspettarci una diminuzione del valore di esse sul mercato. L’inflazione non piace ai mercati azionari, li destabilizza, creando timori di calo dei consumi, a causa dei prezzi più elevati. Infatti, minori consumi significano minori vendite per le aziende e possibile riduzione degli utili. Inoltre, quando il mostro dell’inflazione prende forza, si ha l’immediata reazione di difesa da parte dei nostri “guardiani”, rappresentati delle Banche Centrali. Queste hanno il compito di difendere i mercati dal mostro, costringendolo a rimanere piccolo, inferiore al 2%. Se il mostro prova a superare questo ordine di grandezza, le Banche Centrali lo ingabbiano con la potente rete dei tassi d’interesse in aumento. Ma se i tassi d’interesse aumentano, gli investitori potrebbero decidere di vendere azioni per comprare obbligazioni, dato che i rendimenti di queste ultime sono diventati più interessanti di prima. Anche in questo caso il prezzo delle azioni potrebbe subire un calo.

Quindi l’inflazione non fa bene alle azioni ed è opportuno essere prudenti.

Anche se abbiamo investito in obbligazioni a tasso fisso, possiamo aspettarci una diminuzione del loro prezzo sul mercato. La difesa messa in atto dalle Banche Centrali con l’aumento dei tassi, comporta, infatti, che le obbligazioni vecchie possano essere meno appetibili di quelle nuove, caratterizzate da rendimenti più elevati. Gli investitori potrebbero decidere di vendere le obbligazioni “vecchie” per acquistare quelle “nuove”, con l’effetto indesiderato di un calo del prezzo delle prime.

Un modo per proteggerci da brutte sorprese può essere quello di preferire le obbligazioni con rendimenti legati all’inflazione, anziché le obbligazioni a tasso fisso.

La cosa importante, in ogni situazione, è che per difenderci in modo efficace è necessario conoscere bene il nemico!

 

 

Fonte:

Roberta Seppoloni, “Viaggio verso il futuro…Finanza 1”, prossima pubblicazione, Bertoni Editore.

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